Biostimolanti: un approccio nutrizionale integrato e sostenibile.

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La tempesta perfetta

Oltre al già trattatissimo tema del cambiamento climatico, il 2021 segna per gli agricoltori un anno incredibile.

Incredibile nel senso delle condizioni eccezionali che si sono venute a creare, in un contesto che gli operatori del settore hanno già definito come “la tempesta perfetta”.

Per chiunque si occupi di agricoltura sorge dunque spontanea la domanda:

Quali sono gli ingredienti che hanno visto generare questa “tempesta perfetta”?

Analizzando a posteriori la situazione che si è venuta a creare nei mesi scorsi, è evidente che ci si trova davanti ad una crisi globale che fa riflettere e fa emergere la necessità di ripensare alle tecniche colturali tradizionali, con fattori che inevitabilmente cambieranno in maniera radicale il modo di programmare l’acquisto e l’utilizzo degli input.
Da un lato, come appena accennato, ci si trova di fronte ad una situazione in cui il prezzo delle materie prime impiegate nei fertilizzanti tradizionali ha raggiunto, se non superato, soglie che non si registravano dal 2008, anno in cui il prezzo dell’urea è aumentato del 120%.

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Se oltre a questo fattore si sommano, in un’ottica più di lungo periodo, anche i recenti impegni in ottica di incremento della sostenibilità in agricoltura con la recente implementazione del Green Deal e della strategia Farm to Fork, è facile comprendere il ruolo che rivestiranno i biostimolanti nel prossimo futuro: non solo razionalizzazione degli interventi agronomici ma anche utilizzo più consapevole delle risorse suolo, acqua ed energia che contribuiscono a migliorare rese e qualità delle produzioni.

Potrebbero i biostimolanti contribuire a ridurre l’utilizzo dei fertilizzanti tradizionali?

La risposta in questo caso è un chiaro sì.

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Da oltre 50 anni Cifo crede ed investe in ricerca nel settore dei biostimolanti, sforzandosi di comunicarne il giusto posizionamento: sono e saranno soluzioni complementari, soprattutto in grado di migliorare l’assorbimento e l’utilizzo dei nutrienti, incrementare la tolleranza a condizioni di crescita difficili, nonché di ridurre la quantità di fertilizzanti di cui le piante hanno bisogno per garantire rese e qualità soddisfacenti.

In questo senso i biostimolanti rappresentano una strategia ormai affermata e negli anni anche il catalogo Cifo si è ampliato comprendo un largo spettro di target agronomici connessi a quelli nutrizionali.

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Alcune specialità quali Radicifo L 24, Sinergon R promuovono la crescita delle radici, aumentano l’assorbimento di acqua e quindi rendono più facile per le piante resistere a condizioni di siccità, altre classi di biostimolanti consentono alle piante di tollerare meglio temperature molto alte o molto basse. Ed è proprio da queste esigenze che sono nati biostimolanti quali Macys BC 28, Algacifo 3000 e intere linee di prodotto come nel caso della Linea Sinergon; specialità quali Ert 23 Plus aiutano invece gli agricoltori a temporizzare la fioritura e l’allegagione.

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Prodotti come Cet 46 Green, Ener 26, Cifamin BK e Sinerveg vanno a coprire le esigenze produttive in termini quanti-qualitativi.

Come appena accennato, un altro elemento che rimbalza spesso all’interno dei tavoli di discussione è quello che riguarda il loro ruolo in un contesto di cambiamenti che coinvolgono anche la politica ambientale. Come gli altri settori anche quello agricolo produce degli impatti sull’ambiente ed ormai è necessario controllare l’effetto di ognuno degli input impiegati per la produzione. Anche i fertilizzanti e la tecnologia che è dietro al loro sviluppo si stanno adattando ed evolvendo verso le attuali esigenze, con un impegno sempre maggiore per le case produttrici. Alle stesse si chiede sempre più uno sforzo per incrementare la sostenibilità delle soluzioni proposte ed in tutto questo andrebbe chiarito:

Quale sarà il loro futuro in un contesto dov’è richiesta la riduzione di tutti gli input impiegati in agricoltura?

La strategia europea Farm to Fork chiede una riduzione del 50% dell’uso di pesticidi chimici, una riduzione delle perdite di nutrienti di almeno il 50% e una riduzione dell’uso di fertilizzanti di almeno il 20% entro il 2030. Inoltre, mira a raggiungere il 25% dei terreni agricoli in agricoltura biologica. E mentre la maggioranza dell’opinione pubblica è convinta che miglioramenti genetici e varietà migliori saranno la chiave per raggiungere questi obiettivi, meno persone sono consapevoli che anche i biostimolanti, attraverso una maggiore efficienza, giocano un ruolo fondamentale contribuendo a raggiungere obiettivi politici come la riduzione delle applicazioni di fertilizzanti (strategia Farm to Fork) e a realizzare un’agricoltura rispettosa dell’ambiente.

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Gli stessi rappresentano oggi delle soluzioni concrete per il mantenimento, miglioramento o persino il ripristino della salute del suolo. Mentre alcuni biostimolanti promuovono la crescita delle radici e la massa radicale si sviluppa nel terreno, una considerevole quantità di carbonio viene intrappolata nel suolo. Biostimolanti microbici quali Blok L e Blok Sinergy migliorano la micro-biodiversità del suolo. Un suolo sano fornisce diversi servizi ecosistemici, tra cui la protezione dall’erosione, la ritenzione di acqua e sostanze nutritive e il sequestro del carbonio.
Chiarito il ruolo fondamentale che rivestono i biostimolanti, sia per gli aspetti ambientali che per gli aspetti prettamente agronomici rimane solo una cosa da chiedersi:

Quale vantaggio economico ne trae l’agricoltore attraverso un loro impiego?

La risposta in questo caso si ricollega a tutti i punti appena delineati: al fine di massimizzare il ritorno del capitale investito tutte le strategie suggerite dai protocolli agronomici Cifo prevedono un impiego dei biostimolanti in sinergia con specialità nutrizionali appartenenti ad altre categorie di prodotto. L’effetto di questa sinergia è un risparmio in termini di minori quantitativi impiegati (acqua e fertilizzante). L’inserimento degli stessi biostimolanti all’interno dei piani di nutrizione consente, non di rado, di ridurre di oltre il 30 % il quantitativo di fertilizzante convenzionale generando quindi un risparmio per l’agricoltore in termini di minori costi.

Questo grazie all’incremento di efficienza nutrizionale conferita dai biostimolanti che consente di realizzare anche maggiore rendimento delle rese.

Risultati simili sono ormai alla portata di tutti ma ottenerli implica un’ evoluzione nell’ottica del “ho fatto sempre così”.